In diversi articoli di stampa, nonché in alcune dichiarazioni di esponenti pubblici del mondo politico, la privacy viene spesso additata come un ostacolo burocratico sia per il rilancio economico, sia per la gestione dell’attuale situazione pandemica in corso.
Molte di queste dichiarazioni sono fioccate su social network e giornali dopo che, con il provvedimento del 9 giugno 2021, il Garante della Privacy aveva imposto una limitazione provvisoria dei trattamenti effettuati tramite l’App IO. Secondo il Garante, difatti, l’App che viene utilizzata, fra le altre funzioni, per la gestione del cosiddetto Green Pass, autorizzava: “le interazioni dell’App IO con i servizi di Google e Mixpanel: l’App IO, all’atto del primo avvio e durante la sua esecuzione sul dispositivo di un utente, archivia talune informazioni sullo stesso e, in alcuni casi, accede a informazioni già archiviate, per trasmetterle a Google e Mixpanel.”.
Il Garante aveva quindi ordinato in via d’urgenza alla società PagoPA di bloccare provvisoriamente alcuni trattamenti di dati effettuati mediante l’App IO che prevedono l’interazione con i servizi di Google e Mixpanel, e che comportano quindi un trasferimento verso Paesi terzi (es. Usa, India, Australia) di dati particolarmente delicati (es. transazioni cashback, strumenti di pagamento, bonus vacanze), effettuato senza che gli utenti ne siano stati adeguatamente informati o abbiano espresso il loro consenso. Per questa motivazione, il Garante aveva consentito una finestra di trenta giorni per l’adozione di misure tecniche e organizzative per modificare la modalità di attivazione dei servizi disponibili all’interno dell’App, garantendo quindi a tutti la possibilità di una scelta libera, esplicita e specifica in relazione a ciascun servizio offerto.
Come scritto sopra, a causa di tale episodio, è stata invocata da più parti una modifica delle norme sulla privacy, di modo tale da consentire, secondo i proponenti, una gestione più efficace della pandemia e della ripresa economica.
Alle richieste di modifica, ha risposto il Presidente dell’Autorità Garante, Pasquale Stanzione, spiegando che “il contesto pandemico dimostra come la privacy, tutt’altro che ostativa alle esigenze collettive, si sia invece dimostrata uno dei principali fattori in grado di garantire un’azione di contrasto della pandemia tale, tuttavia, da non rinnegare il carattere liberale del nostro ordinamento e da coniugare istanze solidaristiche e libertà individuali.”.
La privacy, trattandosi quindi di un diritto costituzionale fondamentale, è inoltre tutelata da norme europee (ad esempio il Regolamento UE 2016/679 “GDPR), a cui le autorità italiane non possono sottrarsi. Come la definisce il Presidente Stanzione, la privacy è quindi “un presupposto di libertà sempre più prezioso nella complessità dell’oggi.”.
Qualche settimana dopo la sopramenzionata polemica, un attacco ransomware ha paralizzato la Regione Lazio, mettendo a rischio, tra le varie cose, l’efficienza della campagna vaccinale e l’analisi aggregata dei tamponi processati ogni giorno. Ora, dal momento che le norme sulla privacy prescrivono la conduzione di analisi dei rischi e l’adozione di adeguate misure di sicurezza, è evidente come il GDPR e le altre norme relative alla privacy e alla data protection, più che rappresentare un freno, siano fondamentali per assicurare la buona riuscita della campagna vaccinale e indirettamente della ripresa economica del nostro Paese e dell’intera UE.
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