Mancano sempre meno giorni alla fatidica data del 14 gennaio del 2020. Da quel giorno, infatti, Microsoft terminerà il supporto per il sistema operativo Windows 7 e i dispositivi con questo sistema operativo non riceveranno più aggiornamenti di sicurezza. In questo breve articolo, cercheremo di capire le implicazioni della fine del supporto di Windows 7 per consumatori, aziende e pubbliche amministrazioni.

IL SISTEMA OPERATIVO

Windows 7 è stato rilasciato da Microsoft il 22 ottobre 2009. Il sistema operativo divenne subito molto popolare tra gli utenti, che non vedevano l’ora di mandare in pensione “Windows Vista”, sistema caratterizzato da un consumo eccessivo di risorse di sistema (soprattutto RAM e scheda video) che aveva rallentato non poco i pc di fascia bassa e media.

Se il predecessore di Windows 7 è considerato un flop, anche il suo diretto successore, ovvero Windows 8, non gode proprio di ottima fama. Di conseguenza, molti consumatori e imprese si sono affezionati a 7 e non hanno più effettuato upgrade del sistema operativo.

Secondo alcune stime, infatti, il 33% dei pc Microsoft di tutto il mondo avrebbero ancora Windows 7 come sistema operativo! In Italia, la situazione è leggermente migliore. Nel nostro Paese la quota di Windows 7 sul totale dei pc Microsoft si fermerebbe al 27%. Bene ma non benissimo, considerando che, in Italia, più di un pc su quattro rischierebbe di diventare a breve fonte di vulnerabilità.

I RISCHI AUMENTANO CON IL TEMPO

Insomma, entro il 14 gennaio del 2020, consumatori, imprese e PA dovranno dismettere i propri dispositivi  “Windows 7” o effettuare l’upgrade a Windows 10 (se supportato dal pc).

Se per i consumatori, l’urgenza è quella di proteggere i propri dati personali (file, fotografie, dati della carta di credito) da possibili attacchi hacker, per imprese e PA la situazione è molto più critica. Per un’organizzazione, una violazione dei dati può infatti causare danni reputazionali ingenti e innescare richieste di risarcimento danni da parte di terzi. Ma non solo. Con l’entrata in vigore del GDPR, infatti, le organizzazioni devono adottare tutte le misure di sicurezza adeguate a ridurre al minimo il rischio di “data breach” (violazione dei dati). Se non lo fanno, il Garante per la Protezione dei Dati Personali può comminare loro pesanti sanzioni.

Dal momento che un sistema operativo non aggiornato fa aumentare con il passare del tempo il rischio di violazione dei dati in maniera esponenziale, dal prossimo anno Windows 7 potrebbe rappresentare una delle maggiori fonti di rischio cyber per imprese e pubbliche amministrazioni.

N.B. è superfluo dire che, anche se la vostra organizzazione si è dotata di dispositivi con sistemi operativi supportati, il rischio aumenta nel tempo se non vengono effettuati gli aggiornamenti di sicurezza periodici.

NON TEMPOREGGIARE

Viste le premesse, arrivare preparati alla data del 14 gennaio 2020 diventa un imperativo categorico. Il nostro consiglio è quello di sfruttare i mesi caratterizzati da ritmi di lavoro meno intensi (ad esempio agosto per la maggior parte delle aziende e PA o i mesi autunnali per gli alberghi in località balneari) per programmare un audit di sicurezza e procedere con l’aggiornamento o la dismissione dei dispositivi sui quali sono installati sistemi operativi obsoleti.

Ve lo diciamo chiaramente: prevenire è meglio che curare!

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Argo è pronta a supportarvi nel processo di aggiornamento della vostra organizzazione. Se vi occorre una consulenza, scriveteci una mail a protection@argobs.com o chiamate il numero 01119115359 per prenotare un appuntamento.